lunedì 12 marzo 2012

Struttura sociale e comportamento deviante

Gli studi sociologici danno importanza maggiore a fattori ambientali e sociali per dar conto del fenomeno criminale. L’ambiente sociale è

- generale, ovvero l’insieme delle condizioni fisiche, sociali ed economiche che influiscono sul comportamento individuale
- immediato e specifico, ovvero l’uomo in relazione al gruppo, al comunità ,la famiglia, lo Stato
- occasionale, ovvero l’ambiente non abituale per il sogg: collegio, carcere, ospedale…

Da segnalare gli studi di Kurt Lewin con la teoria dei campi (la persona nello spazio vitale) e Luhmann con l’approccio sistemico (il sistema ha ruolo centrale).
La teoria della disorganizzazione sociale è quella uscita dalla Scuola di Chicago. Come è la società organizzata? Per la criminologia l’organizzazione della società avviene attraverso il corpo delle leggi che definiscono quali comportamenti sono accettabili e quali no, attraverso le consuetudini e le norme che definiscono le aspettative riguardo al comportamento delle persone.

Secondo la teoria della disorganizzazione sociale, il problema sorge quando a causa dei mutamenti sociali, molte norme non svolgono più la loro funzione e quando la coesione di gruppo viene minata a causa dei modelli di comportamento istituzionalizzati che non sono più funzionali alla nuova società che si forma.

Prima ricerca è quella sui contadini polacchi negli anni 20 emigrati in USA. La prima generazione riusciva a mantenere certe tradizioni, mentre la seconda faceva più fatica e sentiva il disagio della diversità, per cui aumentavano i tassi di criminalità.
Thomas e Znaiecki che condussero la ricerca indicarono nella disorganizzazione sociale la diminuzione dell’influenza delle regole esistenti sui singoli membri del gruppo. Merton poi riprende certi concetti nella profezia che si auto adempie: il singolo si riflette come immagine coerente del mondo in cui vive grazie ai dati a lui trasmessi dal gruppo.

Sempre della stessa scuola McKay e Shaw che rilevarono che il comportamento deviante era dovuto dalle condizione ecologiche urbane.

Il modello delle aree si deve ai fondatori della scuola di Chicago , Park, Burgess e McKenzie, importante il libro La città. Elaborano il modello delle aree concentriche e studiano i tassi di criminalità in rapporto alle diverse aree, trovando tassi più alti nelle zone di transizione e una certa persistenza dei tassi a seconda delle zone cosa che confutò la convinzione che determinate minoranze fossero più dedite alla criminalità di altre.

Quindi si schierano contro l’atavismo (Scuola Positiva), la regressione degenerativa dovuta a tare psichiche, a favore della struttura socio-ambientale come causa criminis.

Introducono il concetto di ecologia umana e trasmissione culturale nelle aree con alti tassi di disorganizzazione.
La teoria della tensione pone l’accento sul fatto che per la società occidentale è importante il successo che si traduce in ricchezze e possesso di beni e che come mito, nel "sogno americano" è raggiungibile da tutti i cittadini. Questo sforzo per raggiungere il successo crea tensione, rabbia e frustrazione.

Durkheim
parla di anomia (assenza di norme) come di condizione di confusione ideologica dovuta ai rapidi cambiamenti della società. Indica nel suicidio anomico la condizione di atto di autarchia che deriva dalla caduta delle regole sociali in seguito a crisi economica o politico-istituzionale. Merton indica l’anomia come risultato della non integrazione tra mete prescritte (successo economico, materiale nella società Usa) e disponibilità di mezzi legittimi per raggiungerle. Le tipologie di adattamento sono 5:

- conformità, il sogg accetta i mezzi e le mete per raggiungerli
- rinuncia è la risposta deviante di chi abbandona la partita e rifiuta mete e mezzi (vagabondaggio, suicidio, uso alcool e droghe…)
- ribellione, gruppi rivoluzionari che vogliono cambiare la società
- innovazione, teoria dei mezzi e dei fini, il sogg rifiuta i mezzi legittimi ma non le mete e i mezzi illegittimi per raggiungerle
- ritualismo, il sogg fallisce nel raggiungere la meta e abbandona così la partita, manca di aspirazioni e non vuole fare battaglie

La teoria di Merton non spiega però il comportamento criminale di chi ha i mezzi legittimi per raggiungere il successo.
Sempre espressione della scuola di Chicago è la teoria delle associazioni differenziali di Sutherland per cui l’idea criminosa viene appresa per trasmissione culturale preferibilmente di una subcultura criminale. Vi è una sorta di alfabetizzazione verso il crimine e si punta anche sul carisma del delinquente. La teoria ha però come limite la non dimostrabilità empirica e non spiega neppure perché debba esservi una cultura criminale.

Per S. il crimine è appreso attraverso un processo di comunicazione, all’interno di relazione intime e la persona ritiene più favorevole delinquere che non farlo.

A corollario c’è la teoria dell’associazione-rinforzo differenziale di
Akers, la teoria delle identificazioni differenziali di Glaser.

Con Sellin abbiamo la teoria dei conflitti culturali che si discosta da quanto affermato dalla Scuola di Chicago. Per quest’ultima infatti lo sradicamento culturale, l’inserimento in un nuovo ambiente sono una perdita dei valori culturali di origine. Per Sellin il conflitto tra culture è un contrasto tra norme, fenomeno di frontiera ed effetto di colonizzazione, per cui la cultura importata viene imposta a persone con cultura differente: il conflitto di cultura tra singoli può generare criminalità.

Cohen
è autore di uno degli studi più importanti sulla subcultura delinquenziale. Studia la cultura della gang giovanili della lower class e vi vede il tentativo di assomigliare alla middle class che poi viene frustrato e che li porta a una risposta delinquenziale. La sua teoria non spiega però bene l’origine della altre gang. Sykes e Matza negano ad es che vengano rifiutati tutti i valori della classe media e parlano di tecniche di neutralizzazione per cui l’atto criminale viene preceduto da razionalizzazioni e auto giustificazioni per cui si nega la responsabilità, il danno provocato, la vittima (se lo meritava), gli altri (giudicano perché sono ipocriti), gli ideali alti (devo farlo per la Patria) o modelli sociali comuni (passo col rosso perché lo fanno tutti). Queste tecniche sono utilizzate anche dai giovani di classe media e superiore.

Cloward e Ohlin, con la teoria delle opportunità differenziali, sostengono che le classi inferiori accettano le mete della classe media ma oggettivamente per loro è impossibile raggiungere quelle mete a causa di ingiustizia economica e quindi se hanno opportunità devianti possono scegliere mezzi illegittimi per raggiungere mete culturali condivise. Ci sono tre tipi di bande delinquenziali: criminale (i modelli vengono accettati nel loro ambiente), conflittuale (episodici atti di violenza ma non c’è istituzione criminale nell’ambiente) e astensionista (doppio fallimento nella vita legale e illegale e quindi devianza si esplicita nell’abuso di droga e alcool).

Per Miller (in completo disaccordo con Cohen) invece la devianza non nasce dal rifiuto dei valori della classe superiore ma dalla stessa cultura della classe inferiore che possiede e mantiene un proprio sistema di valori che è diverso e indipendente da quello della classe dominante. Una conferma della prospettiva viene da Lewis e la sua
cultura della povertà, per cui i valori dei poveri sono diversi da quelli della maggior parte della società.

La teoria della sottocultura della violenza di Ferracuti e Wolfgang studia i fenomeni di comportamento criminale in Sardegna e Colombia, due zone isolate dove la sottocultura si esprime.

Per gli autori il ricorso all’omicidio ha alta frequenza in determinati gruppi sociali dove il considerare poco importante le vita umana e le condizioni infime socio-economiche può far apparire normale dirimere le situazioni conflittuali in modo aggressivo e definitivo.

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