lunedì 12 marzo 2012

Metodologia della ricerca criminologica

Due direttrici: prevenzione e repressione

La ricerca consiste in uso di metodologie standardizzate e sistemiche.

Si parte dall’ipotesi cui seguono le fasi successive: analisi e commento critico della letteratura sull’argomento; scelta del metodo e degli strumenti; studio pilota preliminare e poi raccolta dei dati cui segue l’elaborazione e la loro sistematizzazione in grafici tabelle, per la lettura e per la fse finale di interpretazione.

Concetto di serendipity che vuole indicare la valorizzazione del dato nuovo.

Strumenti per la raccolta dei dati:
questionario. Consente raccolta dati in tempo breve (possono essere spediti a numero grande di persone contemporaneamente), ma presenta alcuni problemi: rifiuto di rispondere, l’interpretazione delle domande, le risposte compiacenti o la coloritura data dal pregiudizio del ricercatore. Può essere fatto a domande chiuse (più semplice poi il trattamento del dato) o aperte;

intervista (faccia a faccia o per telefono). Occorre intervistatore addestrato. Risolve il probl. del fraintendimento e della non restituzione. Nei due casi va comunque predisposto prima un campione della popolazione ogg. di indagine. Può essere strutturata o semistrutturata (c’è un canovaccio, uno schema di massima ma non è direttiva);
la ricerca è sperimentale. Es. test farmaco che agisce sull’aggressività si tratta di sperimentarlo sul gruppo ogg. di indagine e anche su un gruppo di controllo (effetto placebo). Variabile dipendente e indipendente oggetto di studio. Questo metodo in criminologia è usato poco perché molto costoso;

osservazione può essere diretta (uso di telecamere, specchi unidirezionali, registratori) dove c’è osservatore esterno che osserva le scena, o partecipata dove l’osservatore entra nelle scena come partecipante (es. Whyte sullo studio della bande), il probl in questo caso può essere quello di diventare da osservatore a vero e proprio partecipante (contaminazione);

studio del caso, può essere svolto su un singolo caso (storia di vita) o su un gruppo va in profondità. Può essere limitato a un certo periodo storico oppure a un periodo di tempo (longitudinale) e può essere ancora retrospettivo (anamnestico) o prospettivo (catamnestico) ad esempio quando si guarda l’efficacia di un trattamento verso un delinquente. Es Sutherland con The professional thief dove ha studiate un caso di un ladro professionale, il probl è che si possono ottenere info limitate personali e non generalizzabili;

studi predittivi, prendono le mosse dai longitudinali e servono per elaborare le tabelle di predizione. Note quelle dei coniugi Glueck riferite alle caratteristiche familiari, personali e ai tratti di personalità. La predizione di massa può portare a 4 risultati: vero positivo e negativo, falso positivo e negativo. Variabili predittive più importanti per passaggio da delinquente giovanile a età adulta secondo Le Blanc e Frechette sono: precocità, aggravamento, violenza, varietà e durata della devianza giovanile.

Metodo storico
viene utilizzato per indagare su fenomeni criminali del passato, sull’evoluzione storica di un tipo determinato di realtà. Le fasi sono: reperimento e descrizione dei dati storici.

I delitti si possono dividere in tre classi:

1) quelli scomparsi oggi come stregoneria, eresia, esercizio arti magiche;
2) quelli inesistenti nel passato e dovuti al progresso tecnologico (pirateria aerea, offesa privacy..);
3) criminalità tradizionale (delitti contro persona, patrimonio, famiglia, Stato) .

Occorre fare un distinzione tra fonti giuridiche (norme, sentenze, opere dei giuristi che permettono di capire in un determinato periodo storico cosa era giudicato delittuoso, deviante, ecc) e non giuridiche (opere criminologiche e letterarie).

Il metodo storico è importante nella misura in cui riesce a confermare, smentire e correggere convinzioni radicate sulle cause del delitto e l’efficacia dei mezzi di controllo (es il sequestro a scopo di estorsione dove metodo storico indica concentrazione in determinate aree geografiche, la teoria di sottoculture criminali legate a un territorio…).

Metodo storico può avere funzione di esperimento ex post.

Statistiche ufficiali
sono un valido aiuto per conoscere quantità, distribuzione geografica ed evoluzione della criminalità in una determinata nazione.

Ogni Stato possiede le sue statistiche (es, Usa, Uniform Crime Reports pubblicate dall’FBI) In Italia l’Istat pubblica ogni anno l’Annuario di statistiche giudiziarie penali suddivise in 2 categorie:

- riferite all’attività dei grandi organi di giustizia penale. Qui abbiamo la
statistica processuale che tiene conto di unità quali attività degli organi giudiziari, reato imputato e vengono trasmessi all’Istat dalle Cancellerie e Segreterie degli uffici giudiziari o dal Ministero della Giustizia; la statistica della criminalità relativa agli imputati e ai reati (delitti e contravvenzioni) e tiene conto della specie del delitto, del luogo, data con trattamento a parte per minori e donne e cittadinanza straniera; la statistica degli imputati condannati tutti i dati stanno nel casellario giudiziario centrale e sono inserite variabili come sesso, classi di età, delitto, pena inflitta…; la statistica della delittuosità si differenzia dalle altre per la fonte di trasmissione dati che sono le Forze dell’Ordine e per il diverso momento in cui avvengono i fatti, le variabili sono la ripartizione territoriale, il luogo e il motivo; altre statistiche riguardano infine i procedimenti penali militari e i suicidi;
- rilevazioni penitenziarie - la
statistica penitenziaria che è la rilevazione dei movimento dei detenuti negli stabilimenti carcerari (istituti di custodia cautelare, istituti per l’esecuzione delle pene, istituti dove vengono messe le persone socialmente pericolose, istituti per i minorenni) e le caratteristiche socio-demografiche

Da ricordare che i quozienti di criminalità vanno calcolati in base a una formula utile per avere la dimensione del fenomeno rapportata alla popolazione.

I limiti delle statistiche ufficiali per i criminologi sono dati dal numero oscuro del crimine. Molti reati non vengono denunciati secondo diverse variabili: vittima consenziente (reati sessuali), vittima ritiene il reato di lieve entità, autore e vittima sono legati da rapporto familiare o di amicizia, la vittima subisce il reato perché pubblicizzarlo può essere nocivo alla sua immagine, la vittima è ricattata o minacciata, preferisce un sistema privato di giustizia (guardie giurate), ha atteggiamento ostile verso l’autorità o è criminale essa stessa (regolamento conti), non approva l’eventuale sanzione inflitta, non considera efficace l’opera della polizia, il testimone non vuole essere coinvolto nel processo, non sa di essere vittima (reati economici dove vittima è la collettività).

Molti rei non arrivano a sentenza di condanna (amnistie…).

Tra i delitti contro la persona il 61% rimane di autore ignoto e sale al 95% nei reati contro il patrimonio.

In Italia altro grave limite è l’assenza delle rilevazioni sulle vittime e sulle contravvenzioni.

Ci sono tre tipi di misure statistiche della criminalità:

1) frequenze assolute dei delitti denunciati;
2) frequenze riferite alla popolazione (quozienti di criminalità per 100mila abitanti)
3) numeri indici su aggregati convenzionali tenuto conto della loro gravità

Più importanti sono i numeri indici che permettono di valutare le variazioni della gravità degli eventi criminosi. Primo esempio è Messedaglia sull’impero austriaco tra 1856-59. Le statistiche criminali sono per lui il sintomo più significativo della moralità di un popolo. Il metodo fu ripreso da Zingali. Entrambi non tengono conto delle pene pecuniarie.

Con De Castro (1934) si definisce la funzione di un indice di criminalità: serve alla comprensione del fenomeno per seguirne l’andamento.

Studia gli indici su base quantitativa (qui è importante il numero dei delitti denunciati) e su base qualitativa (indice di gravità che tiene conto della pena comminata dal giudice in base alla gravità dell’evento).

Lo sviluppo più recente invece prescinde dalla pena e valuta invece i fattori differenziali tra i quali è importante la coscienza sociale ovvero come i membri della società sentono il reato.

Sellin e Wolfgang nel ’60 individuano due scale:

1) category scale (si attribuisce un punteggio da 1 a 11 a seconda della gravità dell’evento)
2) magnitude scale (c’è punteggio in base 10 e gli intervistati comparano gli eventi come più o meno gravi).

S. e W. dimostrarono il consenso nell’opinione pubblica sulla gravità dei reati.

A supporto c’è la ricerca di Cohen sulle gang di Filadelfia e i gruppi spontanei. Sono considerati più gravi i reati contro la persona, poi contro il patrimonio, poi la morale, l’economia, l’ordine pubblico e ingenerale quelli senza vittima.

L’indice di S e W è stato impiegato anche nelle ricerche di sentencing dove si cerca proporzione tra gravità del reato e pena comminata.

La ricerca è stata replicata in Italia da Delogu e Giannini ed è stata trovata una sostanziale conformità di risultato rispetto a S e W con una preferenza per la magnitude scale perché presenta un minor numero di incongruenze.

Nessun commento:

Posta un commento