lunedì 12 marzo 2012

Criminologia post moderna

Cosa vuol dire moderno.

Una società è moderna quando:
- i membri attivi sono occupati
- lo status è acquisito in base alle prestazioni lavorative e non alla nascita (ascritto)
- vi è mobilità sociale tra classi e tra professioni
- sono ricercati e premiati atteggiamenti innovativi
- si sviluppa un apparato giuridico-amministrativo, la crescita è continua e cumulativa, vi è partecipazione, consenso, istruzione di base, sicurezza, assistenza sociale, libertà fondamentali
Il postmodernismo ha origine dal pensiero poststrutturalista francese e nasce dalla disillusione nei confronti delle teorie moderniste sia convenzionali sia radicali derivate da Hegel e Marx.

Gli autori che maggiormente hanno ispirato il postmoderno sono Nietzsche e Lacan.
Per Nietzsche non esiste nessuna verità base poiché anche la credenza nel valore della verità è una credenza storicamente condizionata. Sua è l’idea dell’eterno ritorno all’uguale, alla volontà di potenza, nichilismo e superuomo (oltreuomo per Vattimo). Ogni momento ha senso in se’.

Per Lacan è importante la scoperta di un inconscio che non è riconducibile alla coscienza, non è traducibile in termini filosofici e scientifici.

Postmodernismo è quindi rifiuto della modernità (razionalità, autorità, tecnologia e scienza), della occidentalizzazione, è rivalutazione della tradizione; è l’ascesa a nuovi valori e stili di vita.

L’incremento della criminalità ha diffuso un senso di minaccia e di insicurezza e fatto propendere per una politica criminale con concezione della pena di tipo neo-retribuzionistico. Si parla di incapacitazione dei delinquenti.
Le teorie razionali si basano sull’assunto che le persone sono in grado di prendere decisioni autonome pur senza escludere l’influenza dell’ambiente e della struttura sociale.

Garland
parla di criminologia della vita quotidiana.
Cohen e Felson parlano di teoria delle attività di routine. Riguardano i modelli stabili di comportamento con un’attenzione alla vittimologia e alla prevenzione della criminalità. L’opportunità di delinquere viene messa in relazione con i grandi mutamenti delle società occidentali che determinano il variare delle routine e in questo senso si pone in continuità con la Scuola di Chicago.

C'è poi la teoria degli stili di vita che spiega la differenza nei tassi di vittimizzazione collegata ai diversi stili di vita secondo tre elementi: ruolo sociale, posizione nella struttura sociale e componente razionale nell’agire.

La teoria della scelta razionale spiega le motivazioni che spingono a commettere azioni devianti come tentativo di soddisfare i bisogni primari.

La teoria sulla struttura delle opportunità per il crimine mette in evidenza tre elementi: obiettivi, vittime e strumenti che facilitano la commissione del reato dove però la scelta razionale dell’autore è fondamentale.

La teoria della vergogna differenziale ( fa parte delle teorie integrate) indica nel controllo sociale il parametro verso l’accettazione o il rifiuto della legge. La vergogna può essere quindi reintegrativa o disgregativa e punta il dito sulle implicazioni politiche della comunità per il principio del perdono.

Ancora ci sono la teoria del comportamento delinquente strutturato, sul corso di vita e sull’equilibrio del controllo.

Le teorie soggettive parlano di seduzione del crimine, Katz, che pongono l’accento sulle motivazioni e gli intenti delle persone devianti.

La criminologia della pacificazione sostiene la necessità di affrontare in modo diverso i problemi sociali, spostando l’attenzione dai criminali ai cittadini per sottolineare l’importanza delle relazioni interpersonali empatiche.
La prospettiva del design ambientale è erede della Scuola di Chicago. La prima analisi si deve a Jacobs che critica la tendenza urbanistica a dividere la città in aree specializzate secondo criteri funzionali. La monotonia delle strutture di insediamento sarebbero causa di comportamenti devianti.

Il programma di Newman di prevenzione del crimine attraverso le strutture ambientali si basa sul concetto di spazio difendibile. La struttura architettonica può facilitare famiglie e singoli ad aumentare il loro senso di responsabilità per la cura, la protezione e la sicurezza dello spazio sociale circostante. Il recupero del controllo urbano avviene per Newman attraverso 4 elementi: territorialità (evitare le terre di nessuno degli spazi condivisi), sorveglianza (i luoghi di accesso devono essere visibili), imago (case popolari che non sembrino tali), ambiente (assicurare attività , rendere vive di contenuti le aree). La sua teoria non è stata esente da critiche ma ha comunque posto l’accento sul fatto che come si costruiscono le città può avere un peso sulla diffusione della criminalità.

C’è poi la teoria geografica del crimine che pone l’accento sul dove del crimine più che sul perché.

Gli studi sulle differenze di genere hanno preso piede in pratica da dopo la liberalizzazione della donna, prima la delinquente era considerata malata (isteria) o prostituta. Sono studi nuovi che evidenziano che le differenze di trattamento delle delinquenti donne spariscono di fronte alla gravità del reato.

La criminologia postmoderna, attualmente allo stato embrionale, ha già proposto teorie alternative quali:

1.
Foucault che ha trattato temi centrali per la criminologia: soggettività, rapporto tra potere controllo e sapere criminologico. Segue l’impostazione di Nietzsche e confuta la concezione umanistica della centralità del soggetto. Il sapere criminologico è correlato al potere da cui dipende l’esistenza delle strutture di controllo della criminalità. Il ruolo del diritto penale e della prigione sono un modo per segnare i limiti della tolleranza;
2.
teoria linguistica o semiotica che si ispira a Lacan. Si aspira a un mondo relativamente libero dal male, è la nemesi del postmodernismo nichilista;
3.
teoria del caos deriva dalle scienze fisiche, teoria della complessità dove vanno utilizzate le rappresentazioni non lineari e dinamiche della realtà. L’approccio è multidisciplinare.

Per quanto riguarda le nuove vie della criminologia, il breve excursus storico parte dal 1950 anno in cui viene fondata la criminologia come disciplina autonoma su impulso di
de Greeff al II congresso internazionale di Parigi. Si auspicava a una impostazione multifattoriale e multidisciplinare. Le fasi del processo della storia della criminologia secondo Pinatel si sviluppano:

- con teorie all’interno delle criminologie settoriali

- attraverso l’elaborazione di una sintesi

Ora si tratta di avviare una nuova fase partendo da 4 regole metodologiche:

1. livelli interpretativi (il fenomeno criminalità, il deviante e l’atto deviante)
2. attuare la criminografia, cioè la descrizione del crimine
3. separazione dei tipi psichiatricamente definiti per stabilire cosa è di pertinenza psichiatrica da cosa è invece di pertinenza criminologica
4. approccio differenziali e quindi i raffronti tra criminalità e altri fenomeni sociali, delinquenti e non…

La criminalità delle organizzazioni

Prima distinzione teorica va fatta tra imprese che nascono in modo lecito e poi commettono illeciti allo scopo di aumentare i loro profitti o restare nel mercato e imprese mafiose che ab initio adottano e sviluppano metodi illegali per traffici illeciti.

Il termine colletto bianco viene utilizzato per la prima volta da
Sutherland per indicare i membri della classe agiata.

Criminalità del colletto bianco si riferisce ad un reato commesso da una persona rispettabile, di elevata condizione socio-economica, con abuso di fiducia di cui gode all’interno della comunità.

Clinard
sottolinea come l’occupational criminal non si percepisca come criminale, la comunità non lo etichetta come criminale per il suo status sociale e la legittimità della sua professione.

Cressey
pone l’accento sull’elemento della rispettabilità e individua nelle tecniche di razionalizzazione acquisite mediante il meccanismo delle associazioni differenziali di Sutherland, il fatto che possono delinquere senza perdere l’approvazione del gruppo, adducendo giustificazioni accettabili e avendo le conoscenze per poter violare le norme.

Tre le categorie di reato per Bloch e Geis: commesso da singoli come tali (medici, avvocati…), commesso da impiegati contro la propria corporation, commesso da funzionari e dirigenti per la propria corporation.

Recentemente ci si è spostati dal sogg all’azione e si è passati dal definire criminale dal colletto bianco a criminalità economica, e anche criminalità degli affari.

Box
parla di crimini del potere (comprese le violenze sessuali), crimini senza potere e crimini del capitale.

I problemi di misurare statisticamente il fenomeno per il Dipartimento della Giustizia degli USA sono dati dal fatto che non esiste una definizione univoca, che la raccolta dei dati è complessa, che la tecnologia informatica permette di perdere le tracce e che i reati non vengono denunciati per non perdere la fiducia dei consumatori.

C’è difficoltà obiettiva nel colpire il fenomeno dovuta a vari fattori (complessità della materia, potere dei gruppi dominanti, la vittima non ha relazione diretta con l’autore del reato, assenza di stigmatizzazione del pubblico, la dimensione globale…).

Fra le principali tipologie di reato del colletto bianco, alcuni autori mettono: pubblicità menzognera, frode, evasione fiscale, condizionamento delle turbolenze del mercato, reati violenti come attività produttive o prodotti pericolosi, corruzione e per i crimini dello Stato violazioni delle libertà civili, repressione politica, vessazioni…

Infine ci sono due settori della criminalità economica legati ai mutamenti sociali e che possono procurare ingenti danni economici:

1. computer crimes – i comportamenti devianti oltre a danneggiamento, frode, ecc. sono anche atti vandalici contro il pc della società, furto di info, uso del pc aziendale per scopi personali, frodi finanziarie…
2. inquinamento ambientale – sono i danni che le compagnie fanno per aumentare i loro profitti (non installazione di depuratori, smaltimento scorie…)

Per Hirschi e Gottfredson le motivazioni dei white criminal sono le stesse del delinquente comune: ottenere facili guadagni con il minimo sforzo seguire i propri impulsi senza considerare gli effetti a lungo termine.

La pena per i crimini dei white collar secondo alcuni criminologi deve essere severa, sanzioni detentive , rimedi ricercati nel campo del diritto penale sembrano essere le soluzioni migliori.

Per quanto riguarda la criminalità organizzata, molte delle nostre conoscenze derivano dai massa media, cosa che confonde circa le differenti organizzazioni criminali che corrispondono più a un melting pot di sottoculture.

Le caratteristiche della criminalità organizzata sono:
- struttura gerarchica
- continuità nell’organizzazione
- selezione ferrea degli affiliati
- criminalità-violenza-potere
- coinvolgimento in attività illecite (riciclo denaro)
- utilizzo di specialisti (piloti, chimici, esperti in esplosivi)
Per la Task Force degli Usa, la criminalità organizzata ha come obiettivo il profitto economico, utilizza tattiche come corruzione, intimidazione e violenza, ricicla denaro sporco attraverso attività lecite utilizzando anche i canali offerti dai pc, esercita un forte controllo sui membri censurando in modo pesante qualsiasi deviazione delle regole.

Diversi fattori aiutano il costituirsi e il proliferare della criminalità organizzata, non ultimo la presenza dei governi deboli.

La vecchia mafia era essenzialmente contadina mentre quella nuova ha raggiunto un elevato livello di sofisticazione e tende a strutturarsi come un’azienda (specializzazione delle funzioni, collegamenti nazionali e internazionali, distribuzione dei ruoli) e inoltre tende anche ad inglobare imprese legali.

Obiettivi del sistema mafioso sono: conquista del massimo potere economico come mezzo per acquistare nuovo potere e di penetrare nell’economia (con il riciclaggio, l’investimento e la legittimazione) per dirigerla. La mafia-azienda ha come scopo la conquista di aziende solite. Il riciclo poi avviene attraverso canali classici: banche, istituzioni finanziarie. La Commissione antimafia del Parlamento italiano ha indicato gli indici da osservare per capire i movimenti mafiosi:
- turnover eccessivo delle licenze commerciali
- acquisizione di immobili con pagamento in contanti
- acquisizione di immobili senza poi utilizzo
- diffondersi di società finanziarie e sportelli bancari in numero superiore alle esigenze
- squilibrio tra oggetto sociale e capitale dichiarato
- interessamento verso società decotte
- partecipazione a gare d’appalto con offerte troppo distanti dalla realtà
La degenerazione del sistema economico è in grado di minare il sistema democratico della nazione. La mafia ha avuto e continua ad avere progetti politici.

Uno strumento importante utilizzato dalla criminalità organizzata è la corruzione che prolifera laddove vi è un’eccessiva burocratizzazione.

Il sistema della corruzione va inserito nel più specifico contesto del pay-off, cioè del sistema delle tangenti. Per sanzionare tale sistema in Usa si parla di ibridi di Yale, ovvero elevate sanzioni pecuniarie a metà strada tra le civili e le penali da applicare elusivamente nei confronti delle imprese a fini punitivi.

Il giro del traffico illecito si sostanzia in:

- collocamento (placement stage), serve per sbarazzarsi del contanti facendo disperdere le tracce attraverso versamenti frazionati e lo smurfing (utilizzando prestanomi e diverse banche di piazzamento)
- stratificazione o impilaggio (layering stage), operazioni di lavaggio a strati per evitare la ricostruzione della scia del denaro. Tecnica del guado del pellirossa, ovvero serie di operazioni compiute per interrompere la traccia documentale dei trasferimenti. Si va dal trasferimento elettronico del denaro all’uso di conti transitori, all’acquisto di beni di lusso fino alle interposizioni societarie.
- Integrazione (integration stage) I capitali riemergono lavati, legittimi in capo a una determinata persona fisica o giuridica, realizzando così la completa mimetizzazione dei proventi illeciti. La tecnica più recente è la loan bank che consiste nella richiesta di un finanziamento presso un istituto bancario. Altro modo è la costituzione di società di capitali. Ancora vi è internet.

Per quanto riguarda le organizzazioni, quelle terroristiche si differenziano dalle mafiose per il fine: per le prime il denaro è un mezzo mentre per le seconde è un fine.

Controllo sociale, conflitto ed etichettamento

 La teoria del controllo sociale di sviluppa negli anni 50 e assume che tutti siano per natura devianti rispetto alle regole. Tutti vorremmo commettere reati ma non lo facciamo. I primi studi sul controllo sono di Durkheim che sosteneva che l’anomia fosse l’effetto di un controllo insufficiente. Per Nye la famiglia è uno specifico agente di controllo sociale. Abbiamo diversi tipi di controllo: interno, indiretto, diretto, soddisfazione dei bisogni legittimi.
L
La teoria dei contenitori di Reckless, indica nei contenitori appunto i fattori che favoriscono il contenimento della condotta nell’ambito della legalità e occupano un ruolo centrale tra le pressioni e le influenze ambientali e gli stimoli interiori. Se i contenitori sono deboli prevalgono pressioni e stimoli che favoriscono il comportamento deviante. Limite della teoria il peso eccessivo dell’autostima in grado di isolare dalla delinquenza anche vivendo in un ambiente criminale. Per Hirschi tutti delinquerebbero se non fosse per il legame tra individuo e società. Il comportamento criminale per lui dipende dal vincolo che abbiamo con la società che si esplica in:

- attaccamento – nei confronti di altri significativi (famiglia, amici, scuola…)
- coinvolgimento – negli scopi approvati dalla società
- impegno – in attività conformiste
- convinzione – nel credere nei valori sociali
La teoria del basso autocontrollo di Hirschi e Gottfredson dice che tutti hanno le stesse motivazioni, ciò che varia è la capacità di controllare i propri comportamenti. I tratti individuali dell’autocontrollo si apprendono da bambini e quindi è importantissimo il modello educativo, occorre incidere sulla famiglia.

La teoria del conflitto trova spazio negli anni 60. Criminalità e violenza sono presenti in tutte le classi sociali ma quelle inferiori vengono definite criminali e devianti con più facilità perché sono prive di potere. Il primo teorico del conflitto è Marx che vede la realtà sociale in termini di lotta di classe tra i detentori dei mezzi di produzione e i lavoratori (classe del proletariato). La povertà aliena l’uomo e non gli lascia altra scelta che morire o rubare per sopravvivere. Il diritto è espressione della classe dominante. Ogni classe è spinta verso l’egoismo da influenze specifiche: classe ricca dall’istruzione e dalle opportunità, la media dalla lotta per la sopravvivenza e il proletariato dalle privazioni. Accanto ai marxisti ci sono i teorici del conflitto non marxisti come Coser che parla del "carpo espiatorio" come nemico interno in grado di destabilizzare la società retta. Goffman parla di macchie, stigma che determinate categorie si portano addosso (malati mentali, prostitute, handicappati) e che impedisce loro di sfuggire al ruolo di vittima sacrificale. Per Quinney e la sua teoria sulla realtà sociale del crimine, l’unica soluzione è il superamento della società capitalistica verso quella socialista. Pone l’accento su una ideologia del crimine determinata dalla classe dominante e basata su alcuni assunti per cui il crimine viene imputato alle classi basse che vengono più facilmente perseguitate, arrestate e trattate più severamente dalla giustizia penale.

Alla fine degli anni 60 soprattutto nella cultura anglosassone vi è una lettura del controllo delle classi alte sulle basse per mezzo delle leggi. Ergo la legge non è uguale per tutti.
Per Spitzer il problema del pluslavoro rende le classi basse come potenzialmente pericolose se escono dalla loro gabbia di "spazzatura sociale".

In questo senso importante è il lavoro della Scuola di Criminologia di Berkeley che dà origine al movimento della new left. In particolare Platt punta il dito sui cosiddetti movimenti per la salvezza dei minori che in realtà nascondono , dietro apparenti motivazioni filantropiche, una gestione discutibile del disagio e della devianza giovanili. tra gli orientamenti radicali vi è anche la criminologia anarchica che ha lo scopo di opporsi ad ogni forma di gerarchia. Le autorità per loro hanno il solo scopo di servire i gruppi di potere.

I teorici radicali si sono mossi dunque lungo due direttrici:

- elaborazione critica di una sociologia giuridica di tipo storico (proteggere la proprietà privata, ad es, ha lo scopo di mantenere le disuguaglianze di legge)

- origine del crimine partendo dall’assunto che il capitalismo è criminogeno

Sul finire degli anni 70 si diffonde un clima da tolleranza zero e si assiste all’affermarsi di un nuovo realismo di sinistra che spiega la criminalità partendo dai processi di privazione relativa e di marginalizzazione (non la povertà in se’ ma la povertà e la diseguaglianza vissute come ingiustizia determinano la criminalità).
La teoria dell’etichettamento, si diffonde nella metà degli anni 60 e porta alle estreme conseguenze la logica della sociologia del conflitto. Tannenbaum vede il comportamento deviante come conflitto tra un gruppo e la società nel suo complesso.

La teoria non spiega le cause della devianze e non segue un modello deterministico ma integra lo studio del comportamento con quello della reazione sociale. Quando un individuo viene etichettato come deviante dalla società (anche ingiustamente) la sola qualifica ne causa una reazione negativa con ovviamente ricadute e possibile adesione alla profezia che si auto adempie. Nell’etichettamento non è importante l’atto ma il sogg che viene etichettato.
Il processo di etichettamento si conclude per Lemert nell’interiorizzazione dello status da parte del’etichettato.

Struttura sociale e comportamento deviante

Gli studi sociologici danno importanza maggiore a fattori ambientali e sociali per dar conto del fenomeno criminale. L’ambiente sociale è

- generale, ovvero l’insieme delle condizioni fisiche, sociali ed economiche che influiscono sul comportamento individuale
- immediato e specifico, ovvero l’uomo in relazione al gruppo, al comunità ,la famiglia, lo Stato
- occasionale, ovvero l’ambiente non abituale per il sogg: collegio, carcere, ospedale…

Da segnalare gli studi di Kurt Lewin con la teoria dei campi (la persona nello spazio vitale) e Luhmann con l’approccio sistemico (il sistema ha ruolo centrale).
La teoria della disorganizzazione sociale è quella uscita dalla Scuola di Chicago. Come è la società organizzata? Per la criminologia l’organizzazione della società avviene attraverso il corpo delle leggi che definiscono quali comportamenti sono accettabili e quali no, attraverso le consuetudini e le norme che definiscono le aspettative riguardo al comportamento delle persone.

Secondo la teoria della disorganizzazione sociale, il problema sorge quando a causa dei mutamenti sociali, molte norme non svolgono più la loro funzione e quando la coesione di gruppo viene minata a causa dei modelli di comportamento istituzionalizzati che non sono più funzionali alla nuova società che si forma.

Prima ricerca è quella sui contadini polacchi negli anni 20 emigrati in USA. La prima generazione riusciva a mantenere certe tradizioni, mentre la seconda faceva più fatica e sentiva il disagio della diversità, per cui aumentavano i tassi di criminalità.
Thomas e Znaiecki che condussero la ricerca indicarono nella disorganizzazione sociale la diminuzione dell’influenza delle regole esistenti sui singoli membri del gruppo. Merton poi riprende certi concetti nella profezia che si auto adempie: il singolo si riflette come immagine coerente del mondo in cui vive grazie ai dati a lui trasmessi dal gruppo.

Sempre della stessa scuola McKay e Shaw che rilevarono che il comportamento deviante era dovuto dalle condizione ecologiche urbane.

Il modello delle aree si deve ai fondatori della scuola di Chicago , Park, Burgess e McKenzie, importante il libro La città. Elaborano il modello delle aree concentriche e studiano i tassi di criminalità in rapporto alle diverse aree, trovando tassi più alti nelle zone di transizione e una certa persistenza dei tassi a seconda delle zone cosa che confutò la convinzione che determinate minoranze fossero più dedite alla criminalità di altre.

Quindi si schierano contro l’atavismo (Scuola Positiva), la regressione degenerativa dovuta a tare psichiche, a favore della struttura socio-ambientale come causa criminis.

Introducono il concetto di ecologia umana e trasmissione culturale nelle aree con alti tassi di disorganizzazione.
La teoria della tensione pone l’accento sul fatto che per la società occidentale è importante il successo che si traduce in ricchezze e possesso di beni e che come mito, nel "sogno americano" è raggiungibile da tutti i cittadini. Questo sforzo per raggiungere il successo crea tensione, rabbia e frustrazione.

Durkheim
parla di anomia (assenza di norme) come di condizione di confusione ideologica dovuta ai rapidi cambiamenti della società. Indica nel suicidio anomico la condizione di atto di autarchia che deriva dalla caduta delle regole sociali in seguito a crisi economica o politico-istituzionale. Merton indica l’anomia come risultato della non integrazione tra mete prescritte (successo economico, materiale nella società Usa) e disponibilità di mezzi legittimi per raggiungerle. Le tipologie di adattamento sono 5:

- conformità, il sogg accetta i mezzi e le mete per raggiungerli
- rinuncia è la risposta deviante di chi abbandona la partita e rifiuta mete e mezzi (vagabondaggio, suicidio, uso alcool e droghe…)
- ribellione, gruppi rivoluzionari che vogliono cambiare la società
- innovazione, teoria dei mezzi e dei fini, il sogg rifiuta i mezzi legittimi ma non le mete e i mezzi illegittimi per raggiungerle
- ritualismo, il sogg fallisce nel raggiungere la meta e abbandona così la partita, manca di aspirazioni e non vuole fare battaglie

La teoria di Merton non spiega però il comportamento criminale di chi ha i mezzi legittimi per raggiungere il successo.
Sempre espressione della scuola di Chicago è la teoria delle associazioni differenziali di Sutherland per cui l’idea criminosa viene appresa per trasmissione culturale preferibilmente di una subcultura criminale. Vi è una sorta di alfabetizzazione verso il crimine e si punta anche sul carisma del delinquente. La teoria ha però come limite la non dimostrabilità empirica e non spiega neppure perché debba esservi una cultura criminale.

Per S. il crimine è appreso attraverso un processo di comunicazione, all’interno di relazione intime e la persona ritiene più favorevole delinquere che non farlo.

A corollario c’è la teoria dell’associazione-rinforzo differenziale di
Akers, la teoria delle identificazioni differenziali di Glaser.

Con Sellin abbiamo la teoria dei conflitti culturali che si discosta da quanto affermato dalla Scuola di Chicago. Per quest’ultima infatti lo sradicamento culturale, l’inserimento in un nuovo ambiente sono una perdita dei valori culturali di origine. Per Sellin il conflitto tra culture è un contrasto tra norme, fenomeno di frontiera ed effetto di colonizzazione, per cui la cultura importata viene imposta a persone con cultura differente: il conflitto di cultura tra singoli può generare criminalità.

Cohen
è autore di uno degli studi più importanti sulla subcultura delinquenziale. Studia la cultura della gang giovanili della lower class e vi vede il tentativo di assomigliare alla middle class che poi viene frustrato e che li porta a una risposta delinquenziale. La sua teoria non spiega però bene l’origine della altre gang. Sykes e Matza negano ad es che vengano rifiutati tutti i valori della classe media e parlano di tecniche di neutralizzazione per cui l’atto criminale viene preceduto da razionalizzazioni e auto giustificazioni per cui si nega la responsabilità, il danno provocato, la vittima (se lo meritava), gli altri (giudicano perché sono ipocriti), gli ideali alti (devo farlo per la Patria) o modelli sociali comuni (passo col rosso perché lo fanno tutti). Queste tecniche sono utilizzate anche dai giovani di classe media e superiore.

Cloward e Ohlin, con la teoria delle opportunità differenziali, sostengono che le classi inferiori accettano le mete della classe media ma oggettivamente per loro è impossibile raggiungere quelle mete a causa di ingiustizia economica e quindi se hanno opportunità devianti possono scegliere mezzi illegittimi per raggiungere mete culturali condivise. Ci sono tre tipi di bande delinquenziali: criminale (i modelli vengono accettati nel loro ambiente), conflittuale (episodici atti di violenza ma non c’è istituzione criminale nell’ambiente) e astensionista (doppio fallimento nella vita legale e illegale e quindi devianza si esplicita nell’abuso di droga e alcool).

Per Miller (in completo disaccordo con Cohen) invece la devianza non nasce dal rifiuto dei valori della classe superiore ma dalla stessa cultura della classe inferiore che possiede e mantiene un proprio sistema di valori che è diverso e indipendente da quello della classe dominante. Una conferma della prospettiva viene da Lewis e la sua
cultura della povertà, per cui i valori dei poveri sono diversi da quelli della maggior parte della società.

La teoria della sottocultura della violenza di Ferracuti e Wolfgang studia i fenomeni di comportamento criminale in Sardegna e Colombia, due zone isolate dove la sottocultura si esprime.

Per gli autori il ricorso all’omicidio ha alta frequenza in determinati gruppi sociali dove il considerare poco importante le vita umana e le condizioni infime socio-economiche può far apparire normale dirimere le situazioni conflittuali in modo aggressivo e definitivo.

Le teorie psicologiche e psicoanalitiche

Le interpretazioni di tipo psicologico sono in disaccordo rispetto alle teorie biologiche dal momento che enfatizzano l’importanze e il ruolo dell’autore nella criminogenesi.

Termini utilizzati in psi criminale:

1) temperamento – è la base innata, la struttura biologica (v. Galeno e Kretschmer con i suoi schizotimici e ciclotimici);
2) carattere – è dato dall’interazione tra il temperamento e l’ambiente, è una componente dinamica che cambia con el vicende della vita del sogg che ne plasmano gli aspetti;
3) personalità – è la totalità affettivo-volitiva del sogg, è il vivere sociale del sogg, dato dalle sue interrelazioni con i gruppi e con l’ambiente. E’ l’organizzazione di attitudini, credenze, abitudini e comportamenti.

Sigmund Freud
(1856-1939) è il fondatore della psicanalisi. Ha dato un contributo fondamentale alla teorie sullo sviluppo della personalità.

Per lui la personalità si divide in 3 parti spesso in conflitto tra loro:

1) Id o Es, serbatoio primario dell’energia psichica, polo pulsionale della personalità, ha contenuti inconsci per parte ereditari e per l’altra acquisiti o rimossi. Sono riconducibili all’istinto di vita Eros e a quello di morte Thanatos. Entra in conflitto con le altre due parti. L’Es è alla ricerca sempre del piacere, è sede della libido;
2) Io, è parte della struttura conscia e razionale. Si sviluppa quando il bimbo separa sé agli altri. Opera secondo il principio di realtà, è mediatore tra Es e Super-Io;
3) Super-Io ha la funzione di coscienza sociale, censore, auto-osservazione, formazione di ideali. E’ in continuo conflitto con l’Es e ne controlla gli impulsi.

Freud collega la criminalità a un inconscio senso di colpa che il sogg prova per il complesso di Edipo se maschio e di Elettra se femmina.

Il comportamento criminale potrebbe essere la risultante di un conscio iperattivo che causa un potente senso di colpa. Per cui l’essere puniti severamente può liberare dal senso di colpa.

Il senso di colpa insorge come risultato del conflitto tra Super-Io e desideri aggressivi e sessuali infantili originati dal complesso edipico.

Reik
(1967) teorizza la coazione a confessare per cui il delinquente attraverso il lapsus vuole in realtà essere scoperto per poi essere punti ed alleviare così il suo senso di colpa. Es classico è quello di Delitto e castigo .

Le teorie si prestano a due ipotesi:

1) delitti seriali. Il criminale lascia della tracce ma non tali da farlo identificare in modo da alleviare temporaneamente l’angoscia per poi riemergere fino al nuovo delitto;
2) il sogg non vuole in realtà liberarsi della colpa che diventa attraente per un effetto masochistico. Quindi la punizione diventa in realtà incoraggiamento al delitto.

Studi di
Alexander e Staub e poi Healy. L’Es gioca un ruolo importante nell’agire criminale.

Si distingue:

- criminalità fantasmatica, le azioni criminali rimangono a livello di sogni. Il Super-Io è forte e sublima magari con la carriera, la scalata sociale, l’accumulo di ricchezze…;
- criminalità accidentale, il Super-Io consente sublimazioni con condotte imprudenti (es nella circolazione stradale);
- criminalità cronica presenta tre sottocategorie: i. azioni criminose per processi tossici o biopatologici (ritardi mentali, effetto di alcol e sostanze stupefacenti…);

ii. azioni criminose da eziologie nevrotica, c’è forte conflitto tra Es e Super-Io. Delitti coatti o delitti sintomo (cleptomania, piromania…); iii. azioni criminose del delinquente con Super-Io criminale che si identifica con modelli criminali (sottoculture, es ladri, ricettatori, rapinatori); iv azioni criminose da delinquente genuino senza Super-Io, il sogg è inadatto alla vita sociale, è privo di controllo sociale.

Bowlby

evidenzia la carenza di affetto dei genitori, l’atteggiamento oscillante tra permissivismo e severità come la possibile causa di conflitti non risolti del figlio, sensi di colpa che devono essere soddisfatti con la punizione.

Johnson
parla di processo di soddisfazione vicariante dei genitori che attraverso l’agire del figlio soddisfano i loro impulsi proibiti e scarsamente integrati. I genitori raccontano le bravate del figlio salvo poi sanzionarlo di fronte al biasimo della società e in questo ilo figlio si sente tradito dai genitori e così sentendosi ingannato ingannerà egli stesso.

Legata a questa teoria c’è quella del canadese
Mailloux sulla personalità del delinquente tipico. In pratica il figlio giudicato la pecora nera dai genitori metterà in atto dei comportamenti che in una sorta di circolo vizioso e di ripetizione compulsiva confermeranno questa sua incapacità, il suo essere buono a nulla fallito, fintanto che entrerà in una band dove potrà esercitare il ruolo di duro ed essere accettato e fino a che una condanna pubblica non confermerà definitivamente questa immagine.

Nelle teorie psicanalitiche sono importanti i meccanismi di difesa che sono metodi dell’Io che si oppongono alle esigenze dell’Es in modo da evitare conflitti con Super-Io e realtà.

I più importanti sono:

1. identificazione, quella primaria è quella indirizzata ai genitori per superare il complesso di edipo. Dal punto di vista criminologico è importante quella con una figura deviante vera o di fantasia.

C’è poi l’identificazione della vittima con l’aggressore vedi ad es sindrome di Stoccolma o abuso sessuale dei minori perpetrato quando si diventa adulti;

2. proiezione. Il sogg espelle da se ciò che non riconosce, non gli piace e lo proietta nell’altro (v. ad es il razzista);

3. razionalizzazione, il sogg dà spiegazione coerente dal punto di vista logico o accettabile a qualcosa di cui non si percepiscono i veri motivi (es. delitti politici, religiosi). Il delitto può avere un significato simbolico, quindi diverso da ciò che appare;

4. rimozione, ha origine nel conflitto tra desideri opposti, ad es forme di amnesia dopo un crimine. L’io cerca di spingere o mantenere nell’inconscio rappresentazioni legate a una pulsione;

5. formazione reattiva, es crudeltà repressa è mantenuta inconscia da una eccessiva compassione per le sofferenze altrui. E’ un atteggiamento di senso contrario a un desiderio rimosso.

Il Behaviorismo, il comportamentismo, nasce nel 1910 e si sviluppa nel clima di materialismo e positivismo. Fondatore è
John Watson. Si toglie la soggettività, mentre tutto il peso va all’ambiente e alla sua influenza (apprendimento per S->R). Trova terreno fertile negli USA.

Tra i seguaci:

1.
Tolman con la teoria dell’apprendimento cognitivo. Descrive il comportamento su base molare (ogni atto ha caratteri specifici, identificabili e descrivibili), ogni comportamento è finalizzato, l’individuo impara in base ad aspettative sorte da esperienze precedenti, al posto del rinforzo c’è la conferma;
2.
Hull con la teoria sistematica del comportamento. La sua legge dice che la forza di un’abitudine è proporzionale al numero delle associazione S/R rinforzate;
 
3.
Skinner con l’analisi sperimentale del comportamento. Prende le mosse dal concetto di fase operante. La condotta, il comportamento può essere plasmato attraverso i rinforzi. Quindi l’aggressività non è appresa, innata, ma si impara e quindi si disimpara attraverso premi e punizioni.

Seguaci di Skinner troviamo:

1.
Bandura con la teoria dell’apprendimento sociale. Non si nasce con la capacità di comportarsi in modo violento ma la violenza è un comportamento appreso da bambini osservando e imitando modelli di ruolo e poi assumendo quei ruoli. Importanti i suoi studi sulle scene di violenza nei film e nei programmi televisivi. I mezzi di comunicazione di massa possono produrre reazioni quali: effetti di modellamento, effetti inibitori o disinibitori su risposte acquisite precedentemente, risposte simili effetto di apprendimento precedente.
2.
Dollard con la teoria della frustrazione-aggressione. Per lui l.’aggressione è conseguenza della frustrazione e la comparsa di condotte aggressive presuppone l’esistenza di frustrazioni. La sua teoria è stata utilizzata anche per spiegare l’influenza dei mass media e in particolare della pubblicità che con il bombardamento di modelli ricchi e felici come normali, quando invece non sono facilmente raggiungibili dalla gran parte delle persone, istiga la voglia del possesso di quei beni fino a promuovere comportamenti illeciti pur di averli. Quindi non solo la violenza ma anche la spinta al consumismo può promuovere comportamenti devianti.

DSM
è il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

I disturbi di personalità sono introdotti nell’Asse II mentre nell’Asse I ci sono tutte le malattie psichiatriche che prevedono la non imputabilità del reo.

I disturbi di personalità indicati nel DSM sono 10 riferibili a tre cluster:

1. Gruppo A,
odd cluster comprende: a. paranoide – è sempre vigile, incapace di rilassarsi, sono diffidenti, hanno paura di essere ingannati, sono rigidi, sono litigiosi, cause interminabili, affini ci sono i fanatici b. schizoide –freddezza emotiva, preferiscono l’isolamento, autori di reati aggressivi e violenti, delinquenti pericolosi c. schizotipico – affine al precedente, sono stravaganti e bizzarri, linguaggio iperlaborato, metaforico, pochi interessi sentimentali;

2. Gruppo B,
dramatic cluster comprende a. disturbo narcisistico – tendenza a rappresentare la realtà e il prossimo in modo manipolatorio e funzionale ai propri interessi, sono truffatori o millantatori di credito, white collar criminals, b. disturbo istrionico- si comporta in modo drammatico, teatrale, vuole a tutti i costi attirare l’attenzione su di se, ricorre alla bugia patologica, sono i mitomani, ci sono alcuni truffatori, millantatori di credito, abusano di titolo e funzioni, svolgono professioni senza titolo e simulano di essere vittime di reati, c. borderline – alta variabilità dell’umore, sentimenti cronici di vuoto, scatti improvvisi e incontrollabili di rabbia, tendono ad avere rapporti emotivi con una sola persona alla quale si attaccano in modo insano, in genere commettono reati contro la persona connessi all’uso di stupefacenti o circolazione stradale, d. antisociale – è lo psicopatico per antonomasia, ora definito come sociopatico o personalità antisociale, è irresponsabile delle sue azioni, non ha rispetto per sentimenti altrui, è incapace di apprendere dall’esperienza, privo del sentimento del rimorso, sono ribelli, aggressivi, rissosi e ricorrono facilmente all’uso di droghe e alcool;

3. Gruppo C,
anxious cluster comprende a. evitamento- si caratterizza per una sorta di ritiro sociale, teme l’umiliazione, il fallimento, il dolore, può presentarsi come timido e schivo, comportamento sottomesso e un eccessivo bisogno di leghami, b. dipendente- sono patologicamente dipendenti, non riescono a prendere decisioni da soli, non riescono ad agire indipendentemente dagli altri, sono le vittime delle violenze (es quelle intrafamiliari), c. compulsivo – eccessivamente attento ai dettagli, perfezionista, inflessibile, rigido e ostinato, difficili rapporti con le persone.

Infine ci sono delle personalità disturbate che non rientrano nel DSM come categorie definite (es i tipi misti) o che costituiscono l’appendice come:

- disturbo sadico, trae godimento dalla sofferenza psichica o fisica degli altri
- disturbo esplosivo intermittente, reazioni violente imprevedibili, perdita di controllo inibitorio può sfociare in attentati contro le persone.

Le teoria bio-antropologiche nella criminologia

L’approccio bio-antropologico pone l’accento sull’uomo il suo substrato biologico e l’ambiente, mentre l’approccio psicologico e psichiatrico pongono più l’accento sui tratti della personalità.

Sec. XX la scienza pone accento sui fattori: genetici, biochimici e neurofisiologici come il grado di influenzare il comportamento.

Per quanto riguarda la genetica, dopo Lombroso (che ha più un taglio antropologico), abbiamo Goring (che vede nell’altezza un tratto distintivo) e Hooton sulla inferiorità nelle misurazioni dei criminali rispetto ai borghesi.

Kretschemer
dà una classificazione tipologica di base e individua i tipi:

- leptosomo (ladri e truffatori)
- atletico (delitti contro la persona e sessuali)
- picnico (autori di frodi)

oltre al displastico (delitti sessuali). Fa relazione tra tipi costituzionali e malattie mentali per cui:

- schizotimici sono i leptosomo, atletici e displastici
- ciclotimici sono i picnici (turbe maniaco-depressive).

Si avvicina ai tipi psicologici di Jung.

Sheldon
divide in:

- mesomorfi (atletici)
- ectomorfi (leptosomi)
- endomorfi (picnici)

Mesomorfi tendono più a delinquere nella ricerca di Sheldon e di Cortes ma a tuttoggi non è stata dimostrata correlazione tra caratteristiche fisiche e comportamento criminale.

Sono stati fatti numerosi studi sui gemelli MZ e DZ e si è trovato che in effetti il comportamento delinquente concorda in percentuali dal 50 al 70% nei MZ mentre dal 20 al 30% nei DZ ma non si può ovviamente escludere l’ambiente. Negli adottatti si è visto come il comportamento criminale sia più ereditato dai genitori biologici che dagli adottivi ma non ci sono studi che hanno finora dimostrato l’ereditabilità della devianza.

Sono state fatte ricerche sul cromosoma criminale xyy ma anche qui non c’è evidenza scientifica tra anomalia cromosomica e criminalità.

Nello studio della criminalità sono sempre più evidenziati anche i fattori biochimici. Soono stati fatti studi su 276 delinquenti per vedere gli effetti dello zucchero sull’aggressività.

In altri studi si è visto che nei Paesi dove c’è consumo superiore alla media di mais (basso apporto di triptofano) c’è un tasso di omicidi più elevato rispetto a Paesi dove prevale consumo di riso o frumento (alto triptofano). Al momento però ci sono incertezze metodologiche per mettere a punto delle strategie.

Sono importanti anche i livelli ormonali. Ad es si è visto che l’alto livello di testosterone è presente nei criminali più pericolosi. Anche la sindrome premestruale ha correlazioni con comportamenti più violenti nelle donne.

L’ipoglicemia può scatenare comportamenti aggressivi così come la presenza o carenza di sostanze chimiche nel cervello (sono allo studio correlazioni con la schizofrenia). Le sostanze tossiche che entrano nelle dieta o che sono presenti in atmosfera, le allergie, possono alterare il comportamento.

Da sottolineare anche il consumo di alcool e droghe che sta alla base di molti comportamenti criminali. In particolare oltre la metà dei crimini sessuali in Usa trova riscontro con alto tasso alcolico nel sangue.

Infine sono importanti anche i fattori neurofisiologici. Sono stati fatti studi sugli EEG dei delinquenti minori occasionali e recidivi e si è visto che in questi ultimi c’erano anomalie nel tracciato EEG nel 60% dei casi.

Lesioni nel lobo frontale e temporale, neoplasie, tumori al cervello, vasculopatie, possono causare anomalie nel comportamento. Così come il Disturbo da deficit di attenzione.

Però questi disturbi non riescono a spiegare il complesso dei comportamenti criminali che risulta essere più complesso.

Origini del pensiero criminologico

Criminologia si propone di spiegare le cause del crimine.

I primi approcci sono il naturalistico (fenici, greci e poi romani che dice che il crimine è dovuto ad oggetti ed eventi del mondo naturale) e lo spirituale (crimine è il risultato di eventi soprannaturali).

La pena è quindi una reazione immediata dell’istinto di conservazione. Nel Medioevo il crimine è un affar privato e la vittima o la famiglia ottengono giustizia con un danno uguale o maggiore (faida Calabria e Sardegna).

Fino al XVI e XVII sec. i criminali sono ritenuti posseduti dal demonio.

Dal 1700 si hanno le teorie criminologiche, ma la nascita della scienza del crimine moderno è da attribuirsi a Cesare Beccaria e poi Jeremy Bentham che vanno considerati i fondatori della Scuola Classica di diritto penale e criminale.

Anticipatore della criminologia è
Giambattista della Porta che sottopose molti criminali a rilevazioni antropometriche alla ricerca di quello che Lombroso chiamerà "il criminale per natura".

Con Cesare Beccaria siamo in pieno Illuminismo, tutti si appellano alla legge naturale. La legge è l’unico mezzo che ha l’uomo per godere dei suoi diritti e delle sue libertà.

Beccaria scrive "Dei delitti e delle pene" nel 1764 e fonda un nuovo sistema penale.

Punti chiave: giuria deve essere sorteggiata (meglio l’ignoranza che il pregiudizio), i testimoni devono essere credibili, un indizio isolato non può condannare l’imputato, le leggi devono essere chiare, semplici, non ci deve essere ignoranza, il carcere ha funzione di custodia non di pena in se stessa, la pena deve essere minima rispetto alle circostanze, la pena deve essere anche nota, le torture e la pena di morte sono inutili. Deterrente del crimine non è l’intensità della pena ma la sua durata. La sua opera si ritrova alla base dei Codici moderni europei.

Jeremy Bentham
è filosofo e giurista inglese. La sua teoria è detta dell’utilitarismo: massima felicità per il maggior numero di persone. Il criminale agisce così perché il piacere anticipato del reato è maggiore alla sofferenza che ne può derivare.

A lui si deve il Panopticon, carcere circolare senza catena con cella aperte e struttura di controllo centrale dove i detenuti lavorano. Sua anche la proposta di rendiconti periodici sui criminali.

La pena non deve essere inflitta per vendetta ma per ridurre il crimine, come deterrente.
La Scuola Classica si diffonde nel XIX sec. Massimo esponente è Francesco Carrara. La pena ha un carattere etico-retributivo. Deve essere commisurata al danno arrecato. Il reato va considerato come entità di diritto. Propone il sistema tariffario: la pena è caratterizzata da afflittività, proporzionalità, determinatezza e inderogabilità. Concetto del giusto processo e della punizione giustamente meritata.

Tra i precursori della Scuola Positiva vanno considerate innanzitutto la
Scuola di Lione e la Scuola Frenologica. La prima nasce in Francia con il medico Lacassegne che associa i punti di vista biologici con quelli sociologici. Ad essa appartiene anche il tedesco von Liszt. Il reato va considerato su base deterministica.

La frenologia ha come esponenti Broca, Lavater, Spurzheim, Gall (localizzazioni cerebrali).

Ancora tra i precursori c'è la Scuola Statistica, lo studio del delitto come fenomeno sociale (indagine quantitativa). Importante è Quetelet che nel 1835 scrive l’opera che è da considerare fondante la criminologia. Parte dall’idea che la teoria della probabilità debba essere applicata anche alle scienze sociali che sono anch’esse sottoposte a leggi. Importante anche Guerry che utilizza la tecnica cartografica ed è da intendersi come precursore della Scuola di Chicago.

La Scuola Positiva si inquadra nel positivismo. Gli essere umani fanno parte del regno animale e come gli animali sono influenzati da fattori culturali, sociali, biologici.

Esponente importante è Cesare Lombroso (seconda metà dell’800 la sua produzione) che considera i fatti come cose (v. Durkheim). Egli descrive il delinquente nato sulla base dell’osservazione e della anatomia (la cresta del verme). La sua teoria è detta dell’atavismo poiché il delinquente nato ha la configurazione di una persona più antica nella scala evolutiva. Tra gli scritti ci sono Genio e follia, L’uomo delinquente, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale. Fa il medico per il Corpo sanitario militare e lì sviluppa le sue teorie che sono oggi scientificamente non sostenibili anche se si salva lo studio della criminalità con il metodo dell’osservazione scientifica.

Enrico Ferri
scrive Sociologia criminale, nega il libero arbitrio è pieno esponente delle teorie del positivismo e dà una prima sistemazione scientifica della sociologia criminale: scienza sintetica che ha per oggetto di studio il delinquente, classifica i delinquenti in:

del nato, pazzo, abituale, occasionale e passionale. La società si deve difendere dal delitto con il diritto, alla pena-espiazione si sostituisce la pena-difesa che diventa provvedimento di rieducazione sociale. Parte delle sue teorie trovano spazio nel Codice Penale del 1930 tuttora vigente.

Raffaele Garofalo va ricordato perché è il primo a denominare criminologia la disciplina che studia i reati, i rei e i messi difensivi contro di essi e poi per la definizione obiettiva ed extragiuridica del crimine.